giovedì 24 luglio 2008

il circo senza animali

La vita degli animali da circo comincia sempre da una gabbia. Le tigri, i leoni e gli altri sono frequentemente figli di genitori prigionieri, nati anche loro in cattività. Ci sono anche individui importati, più o meno illegalmente. Tutti trascorrono la loro esistenza in spazi angusti delimitati da sbarre, in stretti recinti o legati a cortissime catene. Un circo di medie dimensioni può arrivare a occupare un’area compresa tra i 3000 e i 5000 metri quadrati (roulotte, tendone e camion compresi), e ospitare fino a 120-150 animali. In una superficie tanto esigua, è inevitabile che un grande felino viva in un contenitore metallico di tre metri quadrati, che l’elefante sia ancorato a due cortissime catene invece che avere la possibilità di muoversi nei quindici metri quadrati previsti dai parametri per il corretto mantenimento di molti degli animali. Le condizioni igieniche e di soggiorno risultano spesso inadatte a soddisfare anche le esigenze di spazio e comodità richieste per una situazione di minimo benessere e di rispondenza alle caratteristiche etologiche della specie. Un esempio? Le tigri. In natura sono felini solitari che comunicano con tracce odorose, lasciate in punti opportuni del loro territorio che può raggiungere le centinaia di chilometri quadrati. Mangiano quando sono affamate e sono in grado di stare giorni senza alimentarsi. Recluse nelle strutture circensi sono invece costrette in pochissimi metri quadrati di superficie, a volte in gruppi di 10 – 15 e vengono nutrite sempre allo stesso orario. Gli animali del circo sono sottoposti a stress ininterrotto, per le condizioni di detenzione, per i continui trasferimenti e per le tecniche di addestramento impiegate per renderli obbedienti, ricettivi e in grado di ‘divertire’ il pubblico. Per indurre un animale a rispondere prontamente agli ordini è necessario sottoporlo ad addestramenti e allenamenti estenuanti e a ripetizioni infinite. A seconda della fisiologia della specie, i metodi di preparazione si basano in genere: su paura del dolore fisico e sulla privazione del cibo. Botte e continue intimidazioni caratterizzano per esempio l’ammaestramento degli elefanti, indotti ad agire da pungoli elettrici e uncini. I grandi felini vengono invece abituati a temere la frusta e i bastoni, il solo schiocco dello scudiscio o la vista del bastone bastano a ricordare loro cosa rischiano se non effettuano l’esercizio nei modi e nei tempi imposti. Gli stati di paura di questi animali sono spesso riconoscibili: chiunque viva con un gatto riconosce lo strisciare quasi pancia a terra del leone al comando del domatore, da felino terrorizzato, con le orecchie appiattite. Nonostante la pioggia di finanziamenti ricevuti annualmente dai circhi, che dovrebbero servire per finanziare nuovi e diversi tipi di spettacoli, essi continuano nella maggioranza dei casi, a basare la gran parte dei numeri sull’utilizzo di animali. Il settore tuttavie è in continua contrazione, e il numero degli spettatori continua a calare a favore di strutture come il Cirque du Soleil, che diffonde un tipo di spettacolo completamente nuovo, basato solo su artisti umani. Giocolieri, clown ed equilibristi, ma anche cantanti e ballerini, danno vita ad indimenticabili show pieni di attrattiva. Molti circhi a livello internazionale si sono già riconvertiti ed altri lo stanno già facendo, e fa sorridere pensare che proprio uno di questi si chiami Circo Italiano. Agnese

2 commenti:

  1. vero vero vero!!!
    gli animali sono stati creati per vivere in spazi enormi,seguendo una loro catena alimentare...
    ma la colpa non è solo di chi addestra questi animali,ma soprattuto di chi va a vederli nei circhi...percè sr fanno qusti spettacoli,vuol dire che sono richiesti dal pubblico...o no???
    ciao ciao un beso!

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  2. certo,ma molte persone non conoscono la triste verità....cavalli malati,elefanti sedati ecc.queste povere bestie non possono parlare,perciò tocca a a tutti noi evitare di trasformare le loro vite in un inferno.
    un saluto.ele

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shiny