martedì 4 ottobre 2011

la paura più paurosa del mondo intero.

ho scoperto la mia paura più grande
guardando i fari della tua volkswagen uno spento uno acceso uno acceso uno spento è la tua macchina ipovedente è la tua piccola grande disgrazia che strizzando l'occhio mi strappa un sorriso triste. è quel faro spento che nasconde il posto del passeggero; che nasconde chi c'è o chi non c'è che nasconde chi c'è e chi non c'è. La mia più grande paura è trovarmi faccia a faccia con i tuoi fari,con quell'ambiguità feroce che tortura e devasta. E ora fermati spegni il motore scendi sdraiati sul cofano nel buio accenditi una sigaretta. Ormai la sola luce è la fiamma del mio accendino.
e.

remediòs

"sei una stronza, mamma!"
sarà il sole ispanico e i trenta gradi di ottobre che oltre a sciogliere le mie paure mi ha sciolto la lingua, che batte sui denti per pronunciare in modo corretto parole nuove, dal significato banale ma impreziosite da questa lingua sensuale, ma mi devo ricordare che ora siamo in una fase, quella della censura, e dell'autocensura, un'era meticolosa e silenziosa, invisibile ma ricca di ombre.
qui le giornate passano lente, assolate, interrotte di giorno solo dalla voce acuta dei sudamericani, per poi trasformarsi di notte, dove Madrid cambia volto per mostrare il lato più grottesco.
e come faccio a rendermi conto dei cambiamenti in mezzo a capelli multicolor e calze a rete indossate dai più svariati personaggi? certo, per chi vive questa città per pochi giorni può sembrare di essere piombati nel pieno di una guerra di fuochi d'artificio, dove tutto è lecito e nulla normale. Invece il problema di questo posto è proprio la normalità, generalizzata e portata all'estremo, niente più scandalizza, affascina o turba, nulla è normale e invece tutto lo è.
e il limite invisibile della censura lo cerco, e lo trovo in chi fa di tutto per non distrarre questa popolazione ipnotizzata da tanto caos, lasciamogli credere che tutto è lecito, che è normale e quindi giusto perchè non si fa nulla per aprire loro gli occhi.
nascere e vivere qui vuol dire andare in cerca di una indentità, di un qualcosa che possa distinguerti, ma è impossibile se immersi in un vortice di colori, musiche, vestiti di ogni taglio, quindi ci si mette d'accordo almeno su qualcosa, il modo di pensare, spesso univoco, in modo da avere una certezza, qualcosa a cui appigliarsi.
e in questo siamo forse tutti un pò simili, ma talmente concentrati a farlo che non ci rendiamo conto di quello che lentamente ci viene tolto e imposto.
si sta ricadendo in un percorso pericoloso, a causa di qualcuno che qui è motivo di litigate, scontri di idee, dicono che essendo italiana sono anche io una schiava di chi governa il mio Paese.
allontanandomi di 1500 km ho visto per intero la situazione che mi circondava, qualcosa di sottile che qui si percepisce ancora di più, qui la censura su certi argomenti politici non c'è, qui è facile sparare a zero sull'italia, spremere ogni parola, e sbatterti in faccia la verità.
e quindi io che sono lontana, mi devo censurare per solidarietà? va bene..
"sei una stronza, mammina".

shiny